sabato 8 dicembre 2012

Chords




"Quando suono, o compongo, non lo faccio per comunicare qualcosa.
Non so se ho, od ho mai avuto la necessità di "comunicare" me stesso, non credo di poter dire qualcosa di interessante, non credo di voler comunicare.
Quando suono roba mia (ma anche quando scrivo) è uno sfogo diretto a me stesso, comunico con me stesso, non so cosa mi dico, ma sto bene.
Quella velata nostalgia, in alcuni casi rabbia, in altri disperazione, anche felicità, sono tutte sensazioni che non riesco ad applicare nella vita reale, di tutti i giorni.
Sono sempre stato una persona emotiva, e questa cosa ha sempre cozzato in maniera devastante con la mia riservatezza: non trovo il modo di esprimere la mia emotività perché fondamentalmente non voglio che si sappia, non voglio che gli altri si accorgano che esista. E' roba mia.
Non è un sentimento di vergogna o altro, la reputo una cosa mia, non voglio che le persone sappiano cosa ho dentro, punto.
Uso la musica per dar sfogo la mia emotività, non per comunicare, almeno credo.

Mi castro continuamente, ho una paura fottuta del giudizio degli altri.
Gli "altri" sono sempre controllati, sempre perfetti, dentro e fuori, macchine che camminano, e non si rendono conto che la gente vive intorno a loro, soffre intorno a loro, produce anche indifferenza intorno a loro. Cercano di apparire perfetti, magari dentro sanguinano, ma fuori sono lindi e puliti. Ad ogni costo.
Ho sempre combattuto per esser così, ma non l'ho mai desiderato veramente.
La musica mi da questo: una occasione, una sola, per esser completamente me stesso, senza remore, senza autocontrollo.
In definitiva mi da l'opportunità di esser completamente libero."

(Anonimo)